ASSOCIAZIONE PROLOCO
Graffignana
www.graffignanaonline.it

Manifestazioni

PROSSIMO EVENTO

08 Ottobre 2023

SAGRA

della 

VITTORINA

 

Graffignana e ..... E-mail

La flora del bosco

Nome comune: Anemone dei boschi     Nome scientifico: Anemone nemorosa

Tipico annunciatore della primavera, in marzo e in aprile (quest’anno già a febbraio) nei boschi misti, sulle scarpate e un po’ dovunque salvo che in alta montagna, si manifesta in massa con i suoi fiori bianchi, spesso esternamente velati di rosa. Presenta un rizoma orizzontale di color grigio brunastro e foglie radicali a lamina suddivisa in tre segmenti lanceolati, lobati irregolarmente. Il fiore unico è lungamente peduncolato ed è formato da 6 elementi (tepali) e di un ovario che si trasformerà in un insieme quasi sferico di frutti (acheni) con breve becco. Pianta diffusa nelle zone fredde e temperato-fredde dell’emisfero settentrionale (circumboreale) si può trovare un po’ ovunque, anche in pianura. Come tutte le specie del genere Anemone è fortemente tossica e vescicante allo stato fresco. Sulla pelle produce vesciche ed irritazione e, per questo motivo, è sconsigliata la raccolta. Proprietà officinali. Un tempo venne usata esternamente come revulsivo, però oggi è stato abbandonato, perché, se non utilizzato con molta prudenza, può portare a gravi inconvenienti. È un fiore protetto, è consentita la raccolta di soli di 6 esemplari, è bene ricordarsi che si tratta di una pianta velenosa.

Nome comune: Asfodelo     Nome scientifico: Asphodelus albus

Riconoscimento: portamento della pianta è eretto, alta 80-110 cm, con un robusto fusto cilindrico dato dallo scapo fiorale che è privo di foglie e di ramificazioni. Le radici sono date da un breve rizoma dal quale partono numerosi tubercoli (patate) fusiformi e ingrossati verso il centro. I fiori sono numerosi, inseriti fittamente su di una spiga cilindrica lunga 20-30 cm; la fioritura si protrae per diversi giorni cosicché sulla stessa pianta possiamo osservare che nella parte bassa i fiori sono ormai diventati frutti, mentre nella parte apicale i fiori sono ancora in boccio. Fiorisce da aprile a giugno. Le foglie partono tutte dalle radici e mancano sul fusto. Sono nastriformi, larghe 2-4 cm, lunghe 40-70 cm, vanno diminuendo la larghezza andando verso l’apice. Sono di colore verde glauco, totalmente senza peli a sezione triangolare appiattita (trigone). Curiosità: l’origine del nome Asphodelus deriva dal greco; identifica ciò che non è stato ridotto in cenere (Pignatti). Poiché gli organi sotterranei (patate) sopravvivono al passaggio del fuoco, gli asfodeli hanno la capacità di sopravvivere agli incendi, sono ciò che appunto resta di quello che non è ridotto in cenere; albus: per il colore bianco dei tepali.

Nome comune: Doronico medicinale     Nome scientifico: Doronicum pardalianches

Il Bosco di Graffignana e di Valbissera sono una piccola porzione di territorio siti sul versante nord del Colle di San Colombano, inseriti all’interno di un contesto prettamente agricolo, vigneto in collina e cerearicolo-foraggero in pianura. L’ecosistema naturale è molto omogeneo ed è costituito da un bosco di latifoglie miste a prevalenza di castagno (che fino agli anni ’70 era utilizzato per la palificazione delle vigne), boschi che progressivamente hanno subìto una contrazione dovuta alla espansione dei coltivi. Ora si presentano come boschi cedui invecchiati e non più sfruttati dall’uomo, con diversi alberi schiantati ed un sottobosco abbastanza ben conservato. Lo strato erbaceo rappresenta in modo esauriente la biodiversità che si dovrebbe ritrovare in boschi simili: si hanno infatti ampie distese che tappezzano il suolo, come l’anemone dei boschi (Anemone nemorosa), il geranio nodoso (Geranium nodosum), il sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum), il mughetto (Convallaria majalis), la dentaria minore (Cardamine bulbifera), essenze tipiche dei boschi di latifoglie ben conservati. Tra queste è presente anche il Doronico medicinale della famiglia delle Asteraceae (Compositae). Pianta erbacea perenne alta 30-90 cm, a fusto eretto, cavo e striato. Fiori completamente gialli in corimbi irregolari da 2 a 10 capolini con diametro di 3-5 cm. Comune nelle Alpi occidentali (fino alle Grigne) e nell’Appennino settentrionale e centrale (un’autentica rarità in pianura).

Nome comune: Felce aquilina     Nome scientifico: Pteridium aquilinum

È una pianta erbacea perenne di un bel verde vivace, di notevole sviluppo (può raggiungere anche i 2 metri d’altezza), provvista di un grosso rizoma striciante, da cui emergono le fronde annuali. Le fronde hanno un profilo triangolare e sono lunghe fino ad 1 metro, con larghezza maggiore che può superare i 50 cm; sono pennate, con 2-3 ordini di divisioni. In autunno il colore vira dal verde al rossastro. È una specie cosmopolita, diffusa in tutte le regioni temperate e subtropicali, dal livello del mare fino ad oltre i 2000 metri di quota. Vegeta su suoli a matrice silicea, anche aridi, nei boschi, nelle macchie e nei pascoli. Nelle radure e nei pascoli può formare estese ed impenetrabili coperture fino a diventare una autentica specie  invadente. Spesso la sua diffusione su superfici estese è indice di un potenziale degrado ambientale in quanto gli incendi ne favoriscono il ricaccio e la moltiplicazione. Anche alla felce aquilina la medicina popolare attribuisce proprietà vermifughe associate al rizoma. L’uso di questa pianta a scopo medicinale è tuttavia pericoloso a causa della sua elevata tossicità. È  bene ricordare che la felce aquilina contiene un principio attivo di tipo enzimatico termolabile che provoca la distruzione della tiamina (vitamina B1). L’ingestione di questa pianta cruda può provocare gravi avvelenamenti, potenzialmente mortali, sia nell’uomo, sia negli animali monogastrici (soprattutto nel cavallo), un po più tollerato dai ruminanti.Curiosità. Pterís, in greco = felce, fa riferimento alla forma delle fronde; il nome specifico deriva dal fatto che nei tempi passati, il popolo, nella sezione del rizoma, intravedeva la sagoma di un’aquila.